I do what I am. Il successo è una questione di coerenza. Esploriamo le storie di persone che facendo ciò che sono, ciò che amano e ciò che sentono, hanno espresso le loro migliori forze creative. E per questo li ringraziamo!
A Milano c’è un angolo di Francia al profumo di burro e Révolution. Quando l’hanno inaugurato, a fine aprile, ho pensato “Merde!” (en français), e poi je suis foutue (traduzione non necessaria). Io, che il pane lo compro raramente perché si sa i carbs poi dove vanno a finire, ho però un debole debolissimo per baguette e affini. E già mi vedevo la mattina uscire di casa presto per andare a comprare una baguette Molinarde e sbocconcellarla felice rientrando, come se fossi su una qualsiasi promenade della Côte e non su via Melzo in Porta Venezia. (Nulla contro via Melzo, per carità, ma il detto “se Milano avesse il mare” ci suggerisce che il mare a Milano non c’è. Donc…). Ho resistito alla tentazione giusto un paio di giorni, poi, complici i miei genitori in visita e la loro dipendenza da pane e glutine (deve essere ereditaria), ho ceduto. Inutile dire che i miei timori erano fondati. Avete presente quelle belle baguette calde dell’Esselunga? Ecco, dimenticatele. E il pain au chocolat, il croissant, la brioche che trovate magari nel bar sotto casa? Idem. E non solo perché qui il panettiere, anzi, il boulanger, è francese. Non solo perché le ricette, i macchinari, i forni, le farine, il burro, sono francesi. Non solo perché il pane Egalité, voluto da Robespierre e così chiamato perché – con il suo mix di farine bianche e integrali – metteva il pane dei ricchi e dei poveri sullo stesso piano, è buonissimo. Ma anche perché questo posto ha un’anima, un’anima bella. La respiri e la vedi: nell’arredamento, studiato da Vudafieri-Saverino, elegante e ironico, con la carta da parati blu-grigio che riproduce i personaggi della rivoluzione e della storia francese mentre brandiscono una baguette o una brioche (memorabili, rispettivamente, Napoleone e Maria Antonietta). Nello staff, per lo più italiano ma idealmente internazionale, perché cosa c’è di più universale e ugualitario del pane? Nella cura con cui sono esposti non solo i prodotti della panificazione, ma anche bottiglie di Cremant e Champagne di piccoli vignaioli, scatole di sardine dell’Atlantico affiancate a Mini Cetrioli in salamoia (gli stessi che mangiano all’Eliseo), Pastis e Tapenade, ingredienti chiave di un Apero à la Française da gustare con melanconiche Chansons in sottofondo.
E lo vedi in Thierry Loy, che ha dato vita a questo luogo e che ogni giorno affianca il suo team. Ed è lui il co-protagonista di questa storia che parla di passione, coraggio e vocazione. Bretone doc, ha vissuto in diversi luoghi, da ultimo in un villaggio sperduto sul versante francese del Monviso, nelle Hautes-Alpes. Ci arriva con la moglie a 40 anni, ed è lì che inizia la sua terza o forse quarta vita. Dopo essere stato ebanista (come il padre), modellista e massaggiatore, il desiderio di ricominciare da capo in un luogo lontano dallo stress delle metropoli lo porta a Molines-en-Queyras. Lo trova sfogliando la rivista Villages, che racconta di paesini sperduti di meno di 1000 abitanti alla ricerca di nuovi estimatori, disposti a trasferirsi. A Molines c’è una panetteria che cerca nuovi genitori. Le mani sono da sempre strumenti preziosi per Thierry, che questa volta le mette al servizio dell’arte della panificazione. La impara andando a scuola per poi affinarla, sommando al rispetto per la tradizione tutto il valore aggiunto dell’innovazione tecnologica di cui è fervo cultore. La affina così tanto che il giorno dell’inaugurazione, il 15 dicembre 2004, il primo cliente che acquista da lui una baguette, torna poco dopo con gli occhi sgranati e una domanda che ripete come un mantra: “che cosa diavolo ha fatto?!”. “C’è qualcosa che non va?” – risponde intimorito Thierry – è la nostra baguette…”. “È la più buona che io abbia mangiato, me ne dia 10”. La morale è che dopo due ore il pane previsto per tutta la mattina finisce e la fama di Thierry Le Boulanger inizia e prosegue per altri 14 anni. E allora come ci arriva un bretone con ambizioni da montanaro a Milano? Ci arriva grazie all’idea di un cliente-imprenditore milanese che spesso soggiorna a Molines e che intuisce il potenziale di Thierry nel capoluogo lombardo. La serendipità, ovvero la fortuna di fare felici scoperte per puro caso, esiste per tutti. Basta saperla vedere e soprattutto cogliere, mantenendo viva la curiosità. Thierry, che prende le decisioni sull’onda della passione e dell’entusiasmo, risponde alla chiamata. Dal suo forno piacevolmente a vista tira fuori da fine aprile senza sosta baguette e progetti per il futuro. In quello più prossimo sono previsti un déhors tra via Melzo e via Lambro ed eventi a tema (da non mancare quello del 14 luglio!), mentre più avanti sarà probabile trovare altri Egalité in giro per il mondo. E la passione, la vocazione? Quella va sempre coltivata, dice Thierry. E non ci sorprenderà trovarlo tra qualche anno mentre dà corpo a una nuova attività.
Egalité, Via Melzo 22, 20129 Milano
Mar – Sab 7:30 – 21:00 – Dom 8:30 – 13:00
info@egalitemilano.it +39 02 83 48 23 18